Rubrica per Genitori 11 – non ci posso far niente…sto crescendo

…In quel preciso momento Alice provò una sensazione molto curiosa, che la lasciò assai perplessa finché non si fu resa conto di cos’era: stava crescendo di nuovo, e sulle prime pensò di alzarsi e di uscire dall’aula; ma ripensandoci decise di restare dov’era finché ci fosse stato posto.

“Non potresti spingere un po’ meno?” disse il Ghiro, che le stava accanto.

“Quasi non respiro”.

“Non ci posso far niente” disse Alice con molta dolcezza. “Sto crescendo”.

“Non hai il diritto di crescere proprio qui” disse il Ghiro.

“Non dire sciocchezze” disse Alice con più audacia; “anche tu cresci, no?

“ Si, ma io cresco a una velocità ragionevole” disse il Ghiro, “non in questo modo ridicolo”. E si alzò imbronciato per passare all’altra estremità dell’aula.

A modo loro…i nostri figli crescono a modo loro. Crescono e a un certo punto sentono di essere stretti nella nostra casa, tra i limiti costruiti intorno a loro, gli stessi limiti che prima li facevano sentire al sicuro. A volte si accorgono loro stessi di questo, altre volte no. A volte siamo noi ad accorgerci della loro crescita, altre volte no; le cose potrebbero apparirci addirittura spaventose, loro si muoveranno nel mondo incontrando situazioni anche pericolose sulle quali noi avremo un minore o nessun controllo. È l’inevitabile sfida di essere genitori. Ma se rimaniamo vigili e coltiviamo la consapevolezza delle nostre paure magari non rischiamo di essere intrappolati o avere lo sguardo annebbiato sulla visione di ciò che sta accadendo: Stanno crescendo e non possono farlo in modo gentile e pacato.

“Non puoi spingere un po’ meno? (urlare, parlarmi in modo aggressivo, dirmi di farmi gli affari miei, fare i capricci).

Insieme all’autenticità che li aiuta ad ascoltare il loro mondo interno, offriamo loro il contenimento, per iniziare ad ascoltare la voce degli altri e adattarsi all’ambiente circostante. È lì iniziano a sentirsi stretti, perché le regole, che a volte è necessario che siano inamovibili, forniscono loro l’occasione di sperimentare i propri limiti, di allenare l’auto disciplina e la consapevolezza di sé. Quale movimento può nascere dall’esperienza del “sentirsi stretti”? Potranno decidere di resistere, come Alice, finché non ci sia più spazio a sufficienza creando comunque un attrito nella convivenza con noi. Oppure decidere di andar via, chiudere la porta o la comunicazione, allontanarsi per cercare confini più grandi o diversi da quelli che noi abbiamo messo loro a disposizione. E noi cosa proviamo in quel momento? fastidio, rabbia, paura o dispiacere in entrambi i movimenti? Ci capita di pensare “hai il diritto di crescere qui ma in modo ragionevole…”, rischiando di farlo arrivare insieme alle parole “come faccio io o come penso sia meglio io”.  A volte nel chiederci spazio in realtà ci stanno chiedendo una sensibilità diversa, perché il modo intuitivo, semplice e fisico di essere genitori che abbiamo usato fino adesso non basta più oppure perché è faticoso darsi la possibilità di sentire le paure e l’incertezza, allora continuiamo a ripararci dietro la routine quotidiana che dona sicurezza a noi genitori. A volte i momenti difficili invece possono propiziare soluzioni veramente creative, che ci costringono a uscire dal quotidiano e aiutarci a rinnovare il legame. Quanto coraggio abbiamo nel farlo in questo momento? La qualità del legame con i figli sarà proporzionale a quanto continuiamo a lavorare interiormente su noi stessi e a mantenere il senso di confini adeguati, alla nostra disponibilità a permettere che i nostri figli crescendo trovino la loro strada e il loro modo di vedere il mondo.  Non è detto che siamo sempre in grado di aiutarli quando saranno in difficoltà. Ma riconoscere solo il momento difficile può fare già la differenza tra sentirsi isolati e sentirsi uniti, tra sentirsi giudicati e sentirsi accuditi. È un passo.

Quando i figli perdono il loro equilibrio hanno bisogno che stiamo con loro senza perdere il nostro, finché non passa la tempesta. Non ci sono formule sul come farlo. E’ un processo di creatività, continuiamo a coltivare un atteggiamento di curiosità e di apertura.

INTENZIONE:

– Mi fermo a notare e stare in ascolto su alcune domande:

  • Mio figlio in questo momento mi chiede più tempo e spazio da passare con lui oppure più tempo e spazio per lui?
  • Quando mio figlio si sente un po’ stretto quale movimento tende a fare?  qual’è il mio di movimento quando sento che cerca di prendere spazio anche con modalità che non mi piacciono
  • Provo a pensare al legame con mio figlio sforzandomi di vedere le cose con una visione più ampia, che possa tenere a mente i suoi bisogni, come quello di fare le cose da solo o quello discontrarsi con limiti a volte inamovibili.

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Questo percorso di lettura del MeP rivolto ai genitori è curato da Stefania Comerci, Socio Fondatore del MeP di Milano.  

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