Rubrica per Genitori 5 – Chi sei tu?

“E chi sei tu? “ disse il Bruco. Come inizio di conversazione non era incoraggiante. Alice rispose, un pò imbarazzata: “ Ehm…veramente non saprei, signore, almeno per ora… cioè, stamattina quando mi sono alzata lo sapevo, ma da allora credo di essere cambiata diverse volte”.
“Che vorresti dire? “ disse il Bruco, secco. “ Spiegati meglio! “
“Temo di non potermi spiegare, signore “ disse Alice, “ perchè non sono io. “
“Non capisco “ disse il Bruco.
“Temo di non poter essere più chiara di così “ rispose Alice con molto garbo, “perchè purtroppo io sono la prima a non capirci nulla; e poi cambiare dimensioni tante volte in un giorno solo finisce per scombussolarti parecchio”.
“Macchè “ disse il Bruco.

Who are you?
Da questa domanda inizia forse la vera avventura di ciascuno di noi. Da genitori cerchiamo di far capire ai figli che all’interno di se stessi ci saranno numerosi cambiamenti ma in realtà loro lo capiscono subito perchè si confrontano con i nostri cambi di umore, di sguardo o di comportamento da un periodo all’altro, a volte da un giorno all’altro, a volte da un momento all’altro…e se ogni volta che notano un cambiamento permettessimo loro di farci la domanda “Chi sei tu?”che tipo di informazione avremmo su di noi o su di loro?
Quanto tempo passerebbe prima di infastidirci?
Cosa ci verrebbe da rispondere?

“Veramente non saprei, almeno per ora…Temo di non potermi spiegare, signore…perchè non sono io”
“Temo di non poter essere più chiara di così…perchè purtroppo io sono la prima a non capirci nulla…oggi sono scombussolata parecchio”

Nella sua genuinità Alice esprime sempre la sua autenticità, a volte capita di essere alle prese con ciò che fa parte di noi (emozioni, pensieri) ma che non rappresenta chi siamo noi…e se non ci capiamo nulla possiamo dare ugualmente un messaggio ai nostri figli: non sempre si è consapevoli di ciò che accade dentro e non sempre si ha chiarezza sul mondo interno.

In questo processo possiamo trovare delle resistenze o nodi in diversi punti:
1) comprendere se i figli sentono di avere lo spazio per chiederci “cosa ti sta succedendo? Che cos’hai?” e notare se lo spazio è troppo piccolo o il nostro modo di comunicarlo “puoi chiedere o dire quello che vuoi alla mamma/papà lo sai?” semplicemente a loro non arriva per quanto impegno possiamo metterci.
2) Quando arriva la domanda “Che cos’hai?” la nostra reazione si avvicina all’autenticità o c’è un costo che non ci permette di farlo (es. mantenere l’immagine di genitore che ha le risposte, che è sempre adeguato o che sa sempre quale sia la cosa giusta, che non è mai confuso).
A volte non è sempre chiaro quale sia questo costo. Possiamo semplicemente allenarci a chiederci con consapevolezza: “cos’è importante per me adesso nel rispondere a mio figlio?” e provare ad accogliere qualunque cosa emerge.

INTENZIONE: accogliere anche la confusione e l’instabilità mantenendo l’autenticità

  • Posso esprimere al momento il “non so cosa fare” o raccontare un momento in cui ho sentito confusione e chiedere a mio figlio se gli accade mai e come lo affronta
  • Provare a non dare soluzioni (anche se ne abbiamo più di una) quando nostro figlio ci pone davanti un problema e accogliere il suo “non so cosa fare”.
  • Impegnarmi nel concedere a mio figlio uno spazio in cui potermi dire, quando lo sente, “mamma/papà chi sei tu ora? o “mamma/papà quando fai così non sei tu! “ come occasione per riconoscere quale immagine di noi in questo periodo arriva ai figli?

LEGGI L’INTRODUZIONE ALLA RUBRICA “UN PASSO PER VOLTA” QUI

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Questo percorso di lettura del MeP rivolto ai genitori è curato da Stefania Comerci, Socio Fondatore del MeP di Milano.

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